Solo l’11% della case ristrutturate in vendita in Italia è in Classe A, A+ o B
Solo l’11% degli edifici ristrutturati immessi sul mercato è certificato in una delle prime tre classi energetiche (A, A+ e B). Ma sta crescendo la consapevolezza dell’importanza del fattore efficienza nella commerciabilità di una casa: il 51% di chi compra e il 40% di chi vende ha una «capacità almeno sufficiente» di «sapere valorizzare le caratteristiche energetiche di un immobile». Quasi il 60% degli operatori resta però scettico verso l’efficacia dello strumento dell’Ape (Attestato di prestazione energetica) per orientare gli acquisti. E se la principale causa che scoraggia la scelta di cuna casa che fa risparmiare molto sulla bolletta rimane la spesa più elevata (46,2% delle risposte) un freno notevole rimane legato a “livello culturale e consapevolezza ambientale” (31%) e “scarsa fiducia nel sistema di etichettatura energetica” (28%).
Sono alcuni dei dati più significativi che emergono dall’analisi delle risposte di oltre 500 agenti immobiliari effettuata dall’Istituto per la competitività I-Com svolta in collaborazione con Enea e Fiap e presentata oggi 21 marzo assieme al report annuale sull’andamento del mercato secondo l’associazione di agenti.
«L’efficienza energetica ha decisamente preso piede per il segmento dei nuovi edifici residenziali e, in una certa misura, per gli edifici di pregio. Rimane invece ampiamente irrisolto – dichiara Franco d'Amore, Vvce presidente di I-Com – il tema dello stock degli edifici esistenti. La complessità di questo segmento deve essere affrontato da innumerevoli fronti, che vanno dalla consapevolezza degli attori del mercato, alla disponibilità di strumenti adeguati per codificare e comunicare le prestazioni energetiche degli edifici, fino al tema dell’accesso al credito.
La congiuntura immobiliare
Secondo Fiaip «prosegue la tenue ripresa del mercato immobiliare nel 2017». Nonostante le compravendite di abitazioni abbiano segnato un’ulteriore crescita proseguendo il cammino della ripresa iniziato negli ultimi anni, «siamo ancora lontani dal poter cantare vittoria: all’aumento del numero delle transazioni non ha fatto seguito una crescita stabilizzata dei prezzi e invece il trend discendente in molte città metropolitane». Con un calo medio del 2,3% per le abitazioni, -6,7% e -5,9% per gli uffici. La Federazione Italiana degli agenti immobiliari professionali rileva «segnali positivi, ma ancora in assestamento», con la «contrazione dei tempi di vendita» nonostante il permanente «divario fra prezzi richiesti e prezzi di realizzo».
«Nei prossimi mesi si comprenderà – nota Fiaip – se sarà possibile tornare anche nel nostro Paese ad un consolidamento degli investimenti immobiliari, rispetto anche ad altri Paesi esteri, dove il settore è stato una leva per la crescita economica, a differenza dell'Italia». La debolezza del quadro macroeconomico, associata alle tensioni internazionali e alla conseguente incertezza, anche sul fronte fiscale in Italia, inducono gli agenti immobiliari ad escludere «un forte rilancio nell'immediato del comparto, nonostante l'aumento persistente della domanda abitativa e la ritrovata redditività di lungo periodo degli immobili costituisca un fattore importante».
La domanda di abitazioni per Fiaip è cresciuta di circa il 10% interessando tutti i capoluoghi di regione, in special modo tra chi intende acquistare una prima casa (52%). Permane un certo eccesso d'immobili invenduti, a volte di scarsa qualità, alimentato da nuove dismissioni o alienazioni di crediti deteriorati da parte delle banche. Gli appartamenti più richiesti sono quelli di buono stato, piccola quadratura, acquistati in zone centrali e semicentrali. Le unità residenziali maggiormente compravendute sono per il 41% del campione trilocali e per il 19% mini appartamenti bilocali.
Cosa succederà nei prossimi mesi? «In aumento le compravendite nel primo semestre 2017, con una lieve ripresa dei valori a fine anno. Per il 52% degli intervistati vi sarà ancora una diminuzione dei prezzi nel primo semestre 2017, mentre si registra una tendenza di maggiore cautela per gli immobili commerciali e per gli uffici, dove metà del campione intervistato prevede una certa stabilità. Segnali positivi per il mercato vengono anche dalla contrazione dei tempi di vendita e dalla riduzione dello sconto medio praticato. Solo il 43% degli agenti immobiliari prevede un aumento del numero delle locazioni».