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Soluzioni hi-tech per l’antisismica

Esistono soluzione di giunzione antisismica a pavimento che, integrata ad immobili alti o isolati, rende più flessibile una struttura rigida. Esistono un laterizio armato che riduce il rischio di fessurazioni e aumenta la resistenza strutturale. E ancora, i sistemi costruttivi che puntano a una protezione totale dei fabbricati. Sono alcune fra le tecnologie più innovative che sono in mostra a Saie, la fiera dell’edilizia di Bologna che ha aperto i battenti oggi 19 ottobre.
Sul mercato esistono numerose tecniche per garantire maggiore sicurezza agli edifici (specie sul nuovo), ma i nodi da risolvere sono altri. «La legge italiana – commenta Marco Cossu, presidente di Myamoto International Italia, società ingegneristica giapponese da sempre attiva nel settore - ha come obiettivo, in caso di sisma, quello di preservare la vita umana. L’edificio, in sostanza, non deve crollare sopra le persone, ma resistere, pur danneggiandosi. Al contrario, lo standard internazionale punta oggi a immobili resilienti, capaci di resistere alle scosse senza subire danni importanti, in modo che venga evitato, oltre alle vittime, anche il pesante impatto economico».
Il quadro di partenza è complesso. Sono circa 16 milioni gli immobili in Italia (più della metà del patrimonio edilizio totale) costruiti ante 1974, cioè prima dell’introduzione della prima normativa sismica a carattere statale: 2.965 comuni sono classificati a rischio su 8.102 totali (cioè il 45% nei quale risiede il 40% della popolazione). Quantificare le risorse necessarie per la messa a norma è difficile: il costo può arrivare, a seconda della complessità, anche a cifre importanti, pari a 700-800 euro al metro quadro. «La messa in sicurezza del patrimonio – continua Cossu – credo vada affrontata come una grande opera pubblica, che deve essere sostenuta dallo Stato e non solo come riparazione post catastrofe. Un esempio internazionale arriva da Los Angeles, che ha varato di recente un programma in cui incentiva la soluzione di alcuni difetti di edifici tipici degli anni Sessanta».
«C’è bisogno di una strategia mirata e a lungo termine – spiega Luca Ferrari, presidente dell’Isi, associazione Ingegneria Sismica Italiana – per ottimizzare le risorse disponibili a fronte della consapevolezza che la riqualificazione dell’intero patrimonio edilizio è un’operazione su un orizzonte temporale di circa 20-30 anni. Il punto di partenza è un'attenta diagnosi. La valutazione della vulnerabilità e la classificazione sismica degli edifici è quindi il punto di partenza. La classe sismica è prima di tutto informativa e la consapevolezza dei cittadini è il primo passo serio verso la riqualificazione». Parla di consapevolezza anche Marco Savoia, professore di Ingegneria civile all’Università di Bologna e coordinatore della sezione antisismica al Saie. «Quando acquistiamo un immobile – considera – troppo spesso viene valutato il solo aspetto estetico e funzionale, mentre nessuno bada alla sicurezza. Eppure, dietro a un intonaco perfetto, possono nascondersi fragilità importanti». In particolare, non solo quando si costruisce, ma anche quando si mette mano a una ristrutturazione, è sempre bene accertarsi che i lavori eseguiti siano compatibili con un’accurata verifica statica del fabbricato. «A volte – prosegue Ferrari – ci si trova di fronte a situazioni dove una valutazione attenta dell’opzione demolizione/ricostruzione va presa in considerazione. Abbiamo a disposizione tecnologie che offrono costi di costruzione ridotti e spesso competitivi rispetto a quelli degli interventi sull’esistente».

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