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Case green: edifici in classe D entro il 2033

Edifici residenziali in classe E entro il 2030 e in classe D entro il 2033, mentre tutti i nuovi edifici costruiti dal 2028 dovranno essere a emissioni zero.

Il Parlamento UE ha approvato la nuova direttiva che porterà ad avere entro il 2050 solo edifici a impatto zero. Ma il testo definitivo è ancora lontano. Ecco cosa prevede e come potrebbe impattare sulla gran parte degli immobili italiani.

Tutti i nuovi edifici costruiti dal 2028 dovranno essere a emissioni zero, e già dal 2026 lo dovranno essere i nuovi edifici utilizzati o gestiti dal pubblico e quelli di proprietà di enti pubblici. Sempre dal 2028 i nuovi edifici dovranno essere dotati di tecnologie solari ma solo se tecnicamente funzionale ed economicamente fattibile. Entro il 2032 i nuovi requisiti di emissioni dovrebbero essere rispettati anche dagli edifici residenziali già esistenti solo nel caso in cui siano sottoposti ad importanti ristrutturazioni.

Questi i principali termini stabiliti della Direttiva sul rendimento energetico (EPBD) appena approvata dal Parlamento europeo. L’obiettivo è quello di aumentare il tasso di ristrutturazione degli edifici inefficienti dal punto di vista energetico e migliorare le informazioni sulle prestazioni energetiche la proposta stabilisce nuovi parametri anche per la classificazione della prestazione energetica degli edifici.

Ristrutturare casa: bisogna attendere un piano nazionale

Che cosa implica l'approvazione da parte del Parlamento europeo di questa direttiva ?

Ogni Stato membro, infatti, potrà stabilire un piano nazionale di ristrutturazione adattandolo alle esigenze del singolo paese. Siamo dunque ancora lontani dal testo definitivo e molte sono le possibilità di deroga per i singoli paesi.

La direttiva indica anche specifiche eccezioni per gli edifici di pregio artistico, storico, di culto, le seconde case e quelle con una superficie inferiore ai 50 metri quadrati, inoltre, gli Stati potranno chiedere alla Commissione europea di valutare deroghe che tengano conto delle particolarità del patrimonio immobiliare di ciascun Paese (monumenti, edifici di particolare valore architettonico o storico, edilizia pubblica o sociale ecc.), di problemi tecnici, della mancanza dei materiali o dei costi eccessivi per i lavori. Infatti sarà consentito, in presenza di particolari requisiti, di adeguare i nuovi obiettivi in funzione della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera qualificata.

Occorre una classificazione unica in Europa

Per comprendere il reale impatto di questa disposizione è necessario sapere che, ad oggi, ogni Stato Membro ha una sua particolare classificazione energetica diversa da quella degli altri Stati, di conseguenza, i requisiti per raggiungere la classe D in Italia sono diversi da quelli necessari a raggiungere la stessa classe in un altro Stato membro.

La Direttiva prevede l’unificazione delle classificazioni nei diversi Paesi europei, e questo vuol anche dire che gli interventi modificativi richiesti dalla legge potrebbero avere una portata minore rispetto a quella ipotizzata ragionando sui parametri di classificazione adottati attualmente in Italia.

Edifici almeno in classe E entro il 2030 

A corredo della direttiva, la Commissione ha messo su carta una road-map da seguire per rendere più efficienti gli immobili nelle classi energetiche inferiori. Gli edifici residenziali dovranno raggiungere almeno la classe di prestazione energetica E entro il 2030 e la D entro il 2033. Gli edifici non residenziali o pubblici dovranno raggiungere le stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030.

Ogni Stato Membro potrà individuare e comunicare eventuali fattispecie e problemi tecnici che possano impedire il salto di classe energetica di un immobile con la possibilità, per quelle casistiche, di raggiungere un livello “tecnicamente possibile”  anche se inferiore a quello stabilito dalla direttiva..

Servono tempi certi e incentivi

Per la Commissione europea, iniziare a ridurre le emissioni di gas serra è un passaggio fondamentale per conseguire l'obbiettivo delle emissioni zero entro il 2050; e gli immobili sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni di gas a effetto serra nell’Ue, visto che tre quarti degli edifici è inefficiente dal punto di vista energetico. 

Tuttavia se si pensa che in Italia circa il 60% degli edifici è oggi in classe F e G, si capisce quanto sarà impattante per molte famiglie anche solo il passaggio in classe E. Per il salto di classe, infatti, occorre ridurre i consumi energetici di circa il 25%: riduzione che si ottiene solo con interventi come il cappotto termico, la sostituzione degli infissi o la sostituzione della caldaia con una nuova a condensazione. Quello che è certo è che la spesa per avere edifici più sostenibili non deve gravare sulle tasche dei cittadini, per molti dei quali la casa rappresenta l’unico patrimonio o fonte di reddito.

Ben venga dunque l’adeguamento solo se accompagnato da incentivi facilmente accessibili. Inoltre i proprietari devono poter vendere e affittare gli immobili semplicemente presentando la certificazione dello stato di fatto in cui si trova l’immobile al momento della vendita o della locazione; spetterà poi all’acquirente fare i lavori approfittando degli incentivi. Rimane evidente che sarà il mercato stesso a valorizzare gli edifici che hanno adeguato la loro classe energetica, penalizzando quelli non ancora efficientati. 

Occorre pertanto definire chiaramente tempi e modalità in sede Ue poi in Italia andando di pari passo con la promozione di incentivi certi e duraturi. Serve pertanto procedere con una strategia chiara e non con proroghe all’ultimo minuto o continui cambiamenti regolatori tecnici e fiscali ad ogni legge di bilancio. Solo così sarà possibile affrontare questa sfida coinvolgendo i cittadini e migliorando il nostro Paese.

 

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